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Al Parco delle Energie torna 'Eat Up': "Il festival del cibo di strada dal Mondo, genuino, contadino e senza sfruttamento"

Il festival, arrivato alla sua quinta edizione, si terrà dal 3 al 6 luglio

Non il solito evento dedicato allo ‘street food’. Al Centro Sociale Ex Snia, nella “veste estiva” del Parco delle Energie, da mercoledì 3 a sabato 6 luglio arriva a quinta edizione di ‘Eat up!’. Un festival del “cibo di strada dal Mondo”, quello delle terre delle regioni italiane alle prese con i conflitti ambientali così come quello che arriva da lontano, dalla Palestina al Messico dal Kurdistan al Sahrawi, senza dimenticare il Mondo che si muove tra le strade del Pigneto, della Marranella e di Tor Pignattara. 

Non cibi qualsiasi. Sarà un cibo “genuino e contadino, prodotto senza sfruttamento, estraneo alle logiche di mercato che la grande distribuzione impone”. Si tratta, raccontano gli organizzatori, “di una manifestazione che racconta attraverso il cibo popolare, quello che si mangia in strada, durante le feste collettive, la cultura del luogo di origine, le stagioni dei raccolti di un'agricoltura contadina, il saper fare con cura, la fatica e l'ingiustizia del lavoro, le storie delle tante migrazioni e i conflitti dei territori dai quali arrivano quei sapori”.

Tra gli stand ci sarà “il cibo e le genti della Campania in lotta contro le discariche tossiche, del Salento che si batte contro la Tap, i veleni del Ilva e difende gli ulivi secolari, dell'Africa subsahariana con le proprie sonorità e colori che parlano di sovranità alimentare, di liberazioni dalle dittature e di viaggi verso la frontiera, delle terre di Palestina, Kurdistan, Sahrawi dove cibo e acqua vuol dire diritto all'autodeterminazione, ad esistere come per gli indios sudamericani o gli zapatisti in Messico, via via a fare il giro del mondo”.

Anche il bere sarà consapevole. L’acqua “non si vende, è esclusivamente pubblica e si beve dalla fontana”. La birra sarà fornita “da sette birrifici artigianali dal sud al nord Italia, un percorso di degustazione e conoscenza sulla formula uno stile per un birraio. Anche il vino e gli spiriti, sono tutti selezionati sul criterio della sostenibilità e cultura contadina”. Cibo e cultura. “Spazio all'altra economia anche con il villaggio dell'editoria e delle librerie indipendenti e della piazzetta dell'artigianato e dell'autoproduzione”. 

Ricca la programmazione delle serate, in parte a ingresso libero in parte al “prezzo politico” di 5 euro. Oltre a una buona cena, si potranno vedere mostre, seguire presentazioni di libri e dibattiti.

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“Ci si potrà prenotare ai vari laboratori enogastronomici, per imparare a fare il pane, a riconoscere e assaporare il vino, a conoscere le differenze tra una birra industriale e artigianale, e i diversi stili. Rimanendo all'interno della dimensione delle feste legate al cibo nella cultura popolare, si potrà provare a costruire e suonare il tamburello, e ballare la pizzica”.

Non mancheranno il cinema e la musica. “Film di prima visione verranno presentati dai protagonisti e registi. Tra gli altri saranno presenti Sergio Rubini per "Il grande spirito", e Phaim Bhuiyan, il giovane regista, sceneggiatore e interprete nato a Torpignattara, per il film rivelazione "Bangla"”. Per quanto riguarda la scena musicale, si andrà “da affermati artisti sulla scena internazionale alle band emergenti, i suoni e le voci dal Salento della Notte delle Taranta  all'inedito show di circo contemporaneo con il finale funky dei Pink Puffers Brass Band. Da sottolineare il ritorno degli Skiantos, storica band punk nata nel 1977 e capostipite del rock demenziale, e l'esclusiva prima volta in un centro sociale del maestro Peppe Barra”, del quale “conosciamo la sensibilità e l'opera magistrale di Peppe Barra, la capacità di farsi voce potente, dissacrante, eclettica nel raccontare la dignità e la ricchezza delle tante differenze”.

Un pensiero, fanno sapere gli organizzatori, “sarà dedicato a tutti coloro che sono morti in mare per raggiungere le nostre coste”. Una voce “per chi sopravvissuto non viene accolto, viene sfruttato nelle campagne,  nell’aziende della logistica nelle fabbriche del made in Italy. Scegliere cosa consumare vuol dire non farsi complici”. E ancora: “La parte di Roma che abitiamo, quella dei quartieri Pigneto, Torpignattara e Marranella, è la più densamente abitata dalla diversità culturale, religiosa, e geografica: stiamo all’interno di quartieri multietnici che potrebbero raccontare al mondo il futuro di un’umanità solidale”. È così che il festival diventa anche un mezzo per “resistere con l'inclusione, la coesione, la solidarietà, e lo facciamo anche attraverso la musica, la convivialità”. 

Eat Up! è anche una frontiera, una zona della solidarietà, e si cambia moneta, il Sacco. Tra gli obiettivi c’è anche la raccolta fondi per le nostre attività, che permettono ai ragazzi di strada, e a chi non può permettersi niente e viene escluso, di intraprendere percorsi di inclusione e cittadinanza. Dallo sport all’asilo nido, dalla danza alla scuola d’italiano, dal fare musica ad avere un tetto sulla testa, fino alla cura e al mantenimento in autogestione di un grande parco con un lago naturale strappato alla speculazione grazie al coinvolgimento di una bella fetta di cittadinanza, il Lago del Ex Snia”. 

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