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IL QUARTIERE DIETRO IL BANCONE: Rosi racconta il Pigneto

La proprietaria dello storico bar Rosi di via del Pigneto racconta i cambiamenti del suo quartiere: dai nuovi pub che spazzano via le vecchie botteghe all'integrazione delle comunità di stranieri

Scoprire il quartiere attraverso le voci di chi da anni lo guarda dal bancone di un bar. Andare a prendere un caffè, parlare con i gestori dei posti storici e farsi raccontare aneddoti e storie del territorio, come lo vedono, come è cambiato e come lo vorrebbero. Questo sarà IL QUARTIERE DIETRO IL BANCONE che, una volta a settimana, riporterà la voce dei proprietari di un bar del Pigneto.
 
 

Un ponte fra centro e periferia, un luogo dove vecchio e nuovo si incontrano e dove tradizione e tendenza convivono. Il quartiere Pigneto, salito alla ribalta negli ultimi anni grazie al boom della movida notturna, vanta una storia recente ricca di mutamenti, molti dei quali ancora in corso. Da realtà popolare ai margini della città a zona chic di fermento culturale e sociale, anche il Pigneto, come altri quartieri romani, si adegua a una modernità che rischia di spazzare via la tradizione: pub e paninari che spuntano come funghi e che si fanno spazio fra vecchie botteghe artigiane e negozi storici. Qualcuno però ancora resiste e ci racconta di come ha visto cambiare il suo quartiere. 

"Il Pigneto è morto, non è più quello di una volta". Sono le parole amareggiate di Rosi, proprietaria da 40 anni, insieme al marito Arnaldo, dello storico bar all'angolo tra l'isola pedonale e la Circonvallazione Casilina. Entrando si sente che, dagli anni settanta, poco è cambiato: le bottiglie di Strega e Cynar che sanno di antico, i vecchi tavolini tondi di formica, qualche foto datata dietro al bancone e una caffettiera giallorossa per non lasciare dubbi sulla squadra del cuore. 

 
"Di giorno non c'è più nessuno, solo qualche persona anziana che continua a venire qui per abitudine" si lamenta Rosi, mentre asciuga le tazzine del caffè, e ricorda i tempi in cui nella saletta sul retro i vecchi clienti giocavano a carte, cosa che ormai "i giovani non fanno più, o magari lo fanno sul computer". Il nuovo volto del Pigneto by night non sembra piacere a Rosi che si fa portavoce di quei pochi superstiti che, come lei, hanno vissuto il quartiere di un tempo. 
 
"Siamo rimasti in pochi che siamo qui da tanto, c'è il macellaio, la pizzicheria, e quello che vende le scarpe, Massimo e poi basta - continua mentre serve l'unico cliente entrato in venti minuti - qui dietro c'erano due o tre falegnami, quello del ferro battuto, le bancarelle del mercato prima erano un centinaio e arrivavano fino in fondo alla strada, ora saranno neanche venti". E al posto delle vecchie botteghe artigiane? "Solo paninari e pub ovunque, perchè qua se magna e se beve e basta, e solo di notte".
 
Accanto alla nostalgia per i tempi andati, la proprietaria del vecchio bar guarda anche alle nuove comunità di stranieri che popolano il Pigneto. "Non è una questione di essere razzista perchè io non lo sono. Certo ci sono gruppi che rubano tutto e c'è uno spaccio tremendo". La droga c'è sempre stata, racconta tutt'altro che scandalizzata, ma "almeno prima c'era più riservatezza. Adesso sembra che te stanno a vende caramelle".
 
Insomma, il ritratto "di sto Pigneto alla moda che manca poco la gente s'accoltella" non è dei migliori. Solo malinconia e fatica ad accettare il nuovo? Forse. Certo è che con con le vecchie tradizioni se ne va anche la genuinità del popolo e con essa tutto il fascino del quartiere.  
 

   

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