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Pigneto Pigneto / Via Ascoli Piceno

IL QUARTIERE DIETRO IL BANCONE: dal Nice Bar la storia di Poritom

Dal Nice Bar di via Ascoli, il proprietario Poritom, di origini bengalesi ma abitante del Pigneto da vent'anni, ci racconta la sua storia, da quando è arrivato nel lontano 1993

Scoprire il quartiere attraverso le voci di chi da anni lo guarda dal bancone di un bar. Andare a prendere un caffè, parlare con i gestori dei posti storici e farsi raccontare aneddoti e storie del territorio, come lo vedono, come è cambiato e come lo vorrebbero. Questo è IL QUARTIERE DIETRO IL BANCONE che, una volta a settimana, riporterà la voce dei proprietari di un bar del Pigneto.

Una storia di integrazione iniziata nel'93 con l'arrivo al Pigneto dal Bangladesh e coronata nel 2005 con l'acquisto del "suo" bar. Poritom vive nel quartiere da quasi vent'anni, da sei lo guarda dal bancone del Nice Bar di via Ascoli di cui è proprietario, e dice di sentirsi "finalmente come a casa". Oggi conosce tutti nella zona, ha molti amici, soprattutto romani, e ama il Pigneto. Certo, se fosse arrivato negli ultimi anni, come dice lui, la sua vita "sarebbe stata molto più dura".

"Nel '93 quando sono arrivato vendevo giornali per strada e facevo il self service alle pompe di benzina, poi, dopo qualche anno, ho iniziato a gestire una bancarella di vestiti. Ma tutto era diverso, ai tempi si guadagnava facendo qualunque cosa, c'era poca gente qui e soprattutto pochi stranieri e quelli che c'erano lavoravano, come facevo io, e le persone del posto ti aiutavano sempre". Rispolverando ricordi passati, Poritom ci racconta di un Pigneto "accogliente", che lo ha fatto sentire subito parte integrante della comunità. "Gli anziani del quartiere mi portavano cibo e vestiti, non avevano paura di me e mi rispettavano. Oggi c'è molta più diffidenza verso lo straniero".

Poritom attribuisce il cambiamento all' "invasione di immigrati" negli ultimi anni e alla mancanza di lavoro. "Chi non fa niente finisce per delinquere, ruba e spaccia e crea un clima di tensione e paura".  Ovviamente anche la legge "che oggi è più dura di ieri" fa la sua parte. "Prima si poteva vendere cose per strada e poi la polizia era molto più tranquilla, anzi, a volte erano i primi ad aiutarti". Poritom ricorda un episodio, che fa sorridere se riportato a oggi, in cui grazie a una volante della municipale ha ritrovato la strada di casa. "Era gennaio del '94, sarà stata l'una di notte, faceva molto freddo, ero a piedi e mi ero perso quando è passata la polizia in macchina. Mi hanno chiesto cosa stavo facendo, gli ho detto che dovevo andare a casa a Tor Pignattara e loro mi hanno accompagnato, anche se non avevo documenti". Se gli fosse successo di questi tempi, spiega, sarebbe finito "dritto a Rebibbia". Oggi i controlli ci sono, racconta ancora Poritom, ma non sono indirizzati dove dovrebbero: "sono troppi i limiti per chi vuole lavorare e troppo pochi per chi vuole spacciare". Dalla droga e dalla criminalità Poritom è "sempre stato lontano" e con i gruppi che oggi alimentano i giri di droga lui non vuole "neanche parlare".

Foto Nice Bar di via Ascoli


Dietro al bancone del Nice Bar ci sono la suocera e la cognata di Poritom, entrambe romane. Sì perché, oltre alla fortuna di essere stato accolto come se al Pigneto ci fosse nato e cresciuto, Poritom ha conosciuto in queste strade la sua attuale moglie. "Andavo sempre a chiamare il mio paese in uno di quei negozi con le cabine del telefono dove puoi chiamare all'estero. L'ho incontrata lì perchè il negozio era di proprietà della sua migliore amica" ci racconta aggiungendo il tocco romantico a una storia che, già di per sè felice, fa riflettere sulle origini dei fenomeni di razzismo e intolleranza odierni. E' tutta colpa di una mentalità chiusa, da condannare a priori, o forse una certa dose di diffidenza, nel contesto odierno, si può comprendere? Per Poritom, che proviene proprio da quella diversità che tanto spaventa, si tratta di una paura "più che lecita", che spesso si nasconde dietro la maschera del "razzismo" ma che è solo volontà di "difendere il proprio territorio come si difende la propria casa o una cosa a cui si tiene".
 

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