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Cinema Aquila, il Comune revoca concessione: lavoratori pronti a mobilitarsi

Entro e non oltre il 9 giugno, informa il direttore del cinema Fabio Meloni, si chiede lo sgombero della struttura, "con tre anni di anticipo rispetto alla scadenza del contratto di concessione"

Una raccolta firma e una mobilitazione diretta al sindaco Marino, per chiedere "solidarietà e trasparenza". I lavoratori del Nuovo Cinema l'Aquila non ci stanno. Il 27 aprile il Comune ha notificato al consorzio Sol.Co, gestore del centro culturale nel cuore del Pigneto, la revoca della concessione. Entro e non oltre il 9 giugno si chiede lo sgombero della struttura. A lanciare l'allarme il direttore del cinematografo confiscato alla Banda della Magliana e inaugurato nel 2008. 

"Con tre anni di anticipo rispetto alla scadenza del regolare contratto di concessione - scrive in un comunicato stampa il direttore Fabio Meloni -  si chiede quindi un licenziamento in tronco, con il preavviso di un solo mese, dimostrando una mancanza totale di sensibilità". 

Con la mobilitazione messa in atto dai lavoratori, si chiede al sindaco Marino e all'assessore alla Cultura Marinelli, "la tutela e la continuità dei posti di lavoro, la conferma dei criteri presenti nel bando del 2004, la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza politica della programmazione e delle attività svolte (così come è stato fino ad oggi), il riconoscimento pubblico da parte dell’amministrazione comunale del valore e della qualità delle attività realizzate durante questi sette anni". 

In realtà una prima risposta dall'assessorato è già arrivata con nota del 30 aprile, ma per i coinvolti non è abbastanza. "Si apprende con entusiasmo che una delle richieste è stata accettata: l’Assessore dichiara infatti che il nuovo bando ripercorrerà nelle sue linee quello precedente, a salvaguardia delle finalità socio culturali di un bene con queste caratteristiche riservandolo così alle cooperative sociali. Nella stessa nota, però, non è presente alcun riferimento alla tutela dei lavoratori e alla continuità della loro occupazione".

Le ragioni della revoca? Nell'atto si parla di "irregolarità gestionali" e di una volontà di "rilancio" del noto cinema indipendente. Ma, per il direttore Meloni, primo "non c'è bisogno di alcun rilancio  perché è davanti agli occhi di tutti l’esclusività e la qualità della sua programmazione, la professionalità dello staff, l’elevato spessore culturale e sociale degli eventi realizzati e ospitati". Secondo, "le irregolarità diventeranno tali solo "se confermate dal Giudice Amministrativo". 

E comunque le modalità non convincono. "Perché tali irregolarità vengono rilevate dal Dipartimento Cultura solo ora, avviando un procedimento irrevocabile e celere senza passare attraverso chiarimenti, diffide o valutazioni legali approfondite?". Intanto il quartiere si stringe solidale intorno ai lavoratori. "Le oltre duemila firme raccolte nei soli primi due giorni ne sono infatti una prova".

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