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Pigneto: "I giornali non raccontano la realtà, i cittadini chiedono altro"

"I numerosi articoli usciti in questi giorni non rispecchiano quello che stanno provando a fare i cittadini", si legge in una nota firmata da alcuni abitanti. "Nessuno pensa che si risolveranno i problemi del Pigneto semplicemente con una militarizzazione"

In una nota inviata ad alcuni organi di stampa un gruppo di cittadini del Pigneto ha contestato la rappresentazione edulcorata del quartiere che a loro dire sarebbe emersa negli ultimi giorni sui media. Troppi articoli di "colore" o di sociologia spicciola, scarsa o nessuna considerazione per le proposte degli abitanti: tutto ciò avrebbe contribuito ad alimentare un’immagine fuorviante del Pigneto.  

"I numerosi articoli e reportage usciti in questi giorni sui giornali per descrivere ciò che sta accadendo al Pigneto, non rispecchiano in realtà quello che stanno provando a fare i cittadini che si sono mobilitati in prima persona in queste settimane per salvare il proprio quartiere dal consumo selvaggio, dal degrado e dalla colonizzazione della criminalità organizzata", si legge nella nota.

Secondo gli abitanti tale rappresentazione artefatta contribuirebbe ad alimentare l’equivoco della repressione come unica soluzione possibile. "I cittadini sono esasperati ma nessuno pensa che si risolveranno i problemi del Pigneto semplicemente con una militarizzazione, senza politiche di ampio respiro di ripensamento del quartiere". 

UN QUARTIERE APERTO - "Non c'è fra noi nessun leader o martire della protesta ma singoli che si sono messi in gioco", contnuano gli abitanti riferendosi probabilmente all’eccessiva attenzione riservata dai media alle esternazioni di Vladimir Luxuria, la nota attivista diventata la portabandiera della protesta contro lo spaccio. "Tanto meno - prosegue il comunicato - esiste una caccia all'immigrato: il Pigneto è un quartiere aperto, da sempre attraversato da culture diverse, e ricco di esperienze sociali di solidarietà".

COSA CHIEDONO I CITTADINI - Il problema non è dunque la presenza o la difficile integrazione degli immigrati, come magari si sarebbe portati a pensare leggendo le cronache, ma il fatto "che negli ultimi anni il nostro quartiere è stato travolto da una speculazione selvaggia, prima edilizia, poi legata alla movida, e infine al narcotraffico". 

"Ciò che chiediamo - continuano i residenti - è una nuova politica del territorio (...). Chiediamo un quartiere dove i cittadini possano vivere e non solo un quartiere da consumare; con il recupero degli spazi verdi, la ristrutturazione e il ripensamento dell'Isola pedonale anche per attività diurne, spazi giochi per bambini; una gestione dei rifiuti differenziata porta a porta che ci consenta di non vivere nell'immondizia; il blocco delle licenze per la somministrazione e il sostegno ad attività artigianali e commerciali che riempiano le strade anche di giorno e non solo di notte; il sostegno ad attività culturali per riprendere così gli spazi pubblici; il rispetto delle regole sull'occupazione di suolo pubblico per i locali e degli orari di somministrazione".

POLITICHE DI REINSERIMENTO - Altrettanta importanza per combattere la criminalità potrebbero averla alcuni interventi mirati al sociale, come il reinserimento dei senza casa e dei tossicodipendenti. Viene auspicato infine un confronto sul tema del proibizionismo, "in un quartiere dove la vendita di droga sembra di fatto tollerata ma è gestita dalla criminalità organizzata e dalla sua manovalanza, con tutto ciò che ne consegue. Su questi temi, difficili e urgenti al tempo stesso - concludono gli abitanti - vorremmo che si dibattesse tra i cittadini e sui giornali, invece di ridurre anche la cronaca di questi giorni in video e pezzi di 'colore' di 'spettacolo' o di spicciola sociologia". 

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