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Pigneto Pigneto / Via Pesaro

Pigneto: per tecnici e municipio lo spaccio è sparito, ma gli abitanti sopravvivono fra tossici e pusher

Due versioni opposte. Una delle istituzioni, tecnici e V municipio: la piaga della droga nel quartiere è quasi un ricordo. L'altra di chi vi abita: "Una vergogna sentir dire una cosa del genere, qui è sempre peggio"

Pusher che "si ammazzano di botte", tossici salvati per un pelo dal 118 dopo una dose quasi letale di eroina nel bagno di un bar. Strade al buio e panchine dell'isola pedonale occupate dal bivacco o impraticabili per la sporcizia. Al Pigneto è tutto come nuovo? Lo spaccio non esiste più e i controlli delle forze dell'ordine bastano e avanzano per fermare smercio di droga, risse, siringhe ovunque? Così sostengono i commissari incaricati di intercettare le istanze dal territorio, e il prefetto Gabrielli. E magari fosse così. La verità dei cittadini, purtroppo, è un'altra. 

Il quartiere di movida è finito nel dimenticatoio. Con i lavori all'isola pedonale, terminati a giugno e inaugurati a settembre con una festa di basso profilo vista le scarse disponibilità economiche del parlamentino, si è chiuso il capitolo Pigneto. Il "triangolo della vergogna", come ribattezzato da un comitato di abitanti, è migliorato solo e soltanto nei racconti di tecnici e politici. La realtà è impietosa. A testimoniarla tutti i giorni, e può bastare, ci sono i residenti che la vivono. Ma per chi non ci credesse, basta un giro in un qualunque pomeriggio dalle quattro in poi, all'imbrunire. Difficile non concordare con lamenti e denunce.  

La piazza del Pigneto con affaccio sul ponticello della Casilina è al buio nonostante i numerosi reclami dei residenti ad Acea. Un fazzoletto terra di nessuno, specie con il riposizionamento dei banchi del mercato sull'isola pedonale, tra ubriaconi e clochard che occupano panchine e verde incolto subito a ridosso di edicola e fioraio. Sull'isola le panchine nuove in legno massello fanno la loro figura, o almeno la facevano prima di diventare ennesimo luogo di bivacco e spaccio al calar del sole. La rete di vicoli che si intreccia intorno all'isola, via Pesaro, via Ascoli, via Macerata, è la stessa da anni. Luci soffuse che aiutano lo scambio di droga in ogni angolo, sporcizia, tossici sugli scalini dei portoni. E sirene di polizia e carabinieri solo quando qualcuno si è già beccato una bottiglia in testa in una delle tante azzuffate per la spartizione di territorio e clienti. 

"La sintesi del Commissario sullo spaccio al Pigneto è stata allucinante, si è permesso di dire (lo dice anche la giunta del Municipio) che nel nostro quartiere va tutto bene, il narcotraffico è sparito o quasi e udite udite non ci sono più risse...". C'è rabbia nelle parole di Marco, del comitato Abitanti Pigneto. Il 2 dicembre, quando il prefetto Gabrielli è venuto in municipio per il consueto punto della situazione, non solo il quartiere non era all'ordine del giorno, ma la versione delle istituzioni, a detta dei cittadini, non collimava con la realtà. Unico risultato palpabile post incontro è la rabbia di chi, già esasperato dalla convivenza con il mini Bronx, rifiuta di sentirsi raccontare frottole. 

E come accade sempre più spesso, i social network raccolgono gli sfoghi di un quartiere lontano dal finto clima di pace e serenità disegnato da tecnici e municipio. "Io sono stanca ho una bambina piccola non siamo libere di passeggiare in nessuna ora che vieni importunata" scrive Stefania. Chiamare le forze dell'ordine? "È inutile! Negli ultimi mesi ho chiamato sia 113 che 112 e non sono venuti. Questa purtroppo è la realtà". Poi c'è chi se n'è andato "perchè non è un quartiere per chi ha dei bimbi. Ho rischiato troppe volte di prendere bottigliate e di non poter entrare in casa mia per un gruppo di balordi che ha preferito vivere nell'illegalità senza nessun rispetto per le regole basilari del quieto vivere". Anni e anni di promesse rimaste al palo. Ma almeno prima si ammetteva il problema. 

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