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Prenestino Centocelle / Via di Tor de' Schiavi

Coniugi sfrattati dalla casa popolare, costretti a vivere in tenda

I coniugi Messina avevano occupato nel 2009 un abitazione nel complesso residenze popolari in via Tor De Schiavi. Impossibilitati a pagare un affitto, avevano scelto la via estrema. Da pochi giorni, però, sono stati sfrattati ed ora vivono in tenda

foto1Vivere in tenda a 60 anni. Questo è il destino che tocca ai signori Messina che abitavano nel complesso di residenze popolari in via Tor de Schiavi e che da giovedì scorso si sono visti portare via gli oggetti della vita e la propria dignità.

"Abbiamo occupato questo appartamento per disperazione - racconta Velia, con occhi spenti e voce spezzata - mio marito è un operaio con gravi problemi di salute e l'unico a lavorare. Non riuscivamo più a pagare l'affitto di 850 euro che oramai gravava sulle nostre teste. Aspettavamo questa casa da 10 anni malgrado i 10 punti in graduatoria. E alla fine abbiamo scelto questo gesto estremo".

A settembre 2009 Delia e Rocco decidono di occupare questa casa vuota da 3 anni e mai assegnata. Malgrado una prima visita dei funzionari dell'Ater, i coniugi restano nella casa e "pagano regolarmente l'affitto per 8 mesi". Poi lo sgombero. Alle 8:30 del mattino, arrivano i vigili e i carabinieri con a seguito tre furgoni e il funzionario addetto dell'Ater.

"E' davvero incredibile assistere ad uno sgombero di tale violenza e insensibilità nei confronti di due persone anziane - interviene Patrizia Rossori del comitato di quartiere - sono persone malate che si sono sentite male durante questo intervento, il quale non si è placato nemmeno quando la signora si è accasciata a terra - ed aggiunge - non hanno nemmeno avuto la delicatezza di dare un preavviso per preparare le persone.

"L'appartamento è stato completamente svuotato e tutto messo in un magazzino del comune di Roma a noi sconosciuto. La cosa davvero incredibile è che se mai volessero riscattare i loro oggetti dovranno anche pagare i giorni di deposito".

La casa in questione è stata rifiutata due volte dalle persone a cui fu assegnata. Ad oggi non si riesce a capire se sia utilizzata davvero da qualcuno. Perché non lasciare la casa a queste persone che ad oggi vivono in due tende da campeggio e mangiano nell'atrio della palazzina?

L'Ater e l'amministrazione municipale non danno risposta e al momento gli unici punti di riferimento dei signori sono i vicini e il comitato del quartiere che concretamente gli danno un aiuto. "Ci trovassero una soluzione - continua Velia - facessero della verifiche su queste case. Sono case da destinare a persone davvero bisognose, controllassero davvero chi le abitano". Ora aspettano una risposta concreta. Visto anche il fatto che ormai, a seguito dell'atto di occupazione, i dieci punti di graduatoria sono stati persi.

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