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Giovedì, 18 Aprile 2024

VIDEO | Dentro gli alloggi popolari di Villa Gordiani: “Si ricordano di noi solo per gli sfratti”

Sono circa 30 mila gli abitanti del complesso popolare di Villa Gordiani, nel V municipio. Tra i topi, intonaco che cade giù e caldaie rotte. Con l'inverno ormai alle porte

Non vedo un addetto alla manutenzione dal 1981 - dice un’inquilina - e lo ricordo bene perché mia figlia era un bambina”. Anno più anno meno, la situazione degli alloggi popolari di Villa Gordiani, in parte di proprietà del Comune di Roma e in parte dell’azienda regionale Ater, non lascia molto spazio all’immaginazione. Parti dei cortili interni completamente distrutti dalle buche fatte dai topi, tanto grandi che “i gatti scappano”. Cavi elettrici esposti, intonaco dei palazzi che cade al suolo, caldaie rotte e per le quali “dicono che non ci sono i soldi per ripararle, nemmeno per questo inverno”. Locali nati per ospitare negozi e punti di aggregazione che perdono pezzi. Nemmeno il monumento ai Caduti, posto nella piazzetta principale, di salva: “E pensare che ogni anno vengono qui il 25 aprile a cantare 'Bella ciao' - racconta Pino, uno degli storici abitanti -, poi però lo lasciano così”.

"Si ricordano di Villa Gordiani solo quando devono eseguire uno sfratto - spiega Federico, comitato di lotta di Villa Gordiani -, i soldi per le case popolari ci sono, ma non li spendono. La richiesta urgente di manutenzioni per tutto il comprensorio è una battaglia che non vogliamo perdere. Qui la gente paga affitto e canoni accessori, non si può vivere così”. Mentre per la pulizia delle scale e la manutenzione dei giardini condominiali, fanno una colletta ad ogni scala: “Per provare a vivere dignitosamente - spiegano -. Siamo abbandonati”.

Una richiesta forte di interventi che si accosta con quella considerata “più urgente”: “Basta sfratti”, sottolinea Federico. E ci ricordiamo bene quanto accaduto lo scorso 27 settembre durante lo sgombero di Annamaria Di Pisa, 70enne rimasta in quella casa dopo aver accudito per anni la suocera, poi deceduta. “La casa di Annamaria è ancora vuota, come molte altre qui - continua Federico, che qual giorno fu arrestato nel tentativo di evitare lo sfratto insieme ad altre tre attivisti - gli sfratti non sono la soluzione alla cronaca emergenza abitativa di questa città. le case ci sono, i soldi ci sono. Di certo ci faremo trovare pronti per impedire che quanto accaduto ad Annamaria si ripeta di nuovo”. Ad Annamaria Di Pisa è stato poi assegnato un posto letto in una camerata all’interno di un centro d’accoglienza nell’VIII municipio: “MI stanno dando come alternativa una casa di cura per anziani - racconta a Roma Today - sono matti. Voglio una casa, ne ho diritto. Senza contare che così facendo il Comune paga per me 500 euro al mese anziché farsi versare l’affitto, che pagavo regolarmente”.

Incontriamo Masha, ragazza madre di 43 anni con una figlia di 11, alla quale sono già arrivate tre lettere con la richiesta di liberare l’alloggio in cui vive, senza titolo: “Ho provato più volte a regolarizzare la mia posizione ma non me lo hanno permesso - dice -. Davvero vogliono mettere per strada una mamma con una minore? Perché non iniziano dai tanti furbi che vivono qui avendo anche altre case di proprietà?”

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