Torpignattara: Banglatown in corteo contro il caos residenze
Applicazione rigidissima delle regole dagli attentati di Parigi. Alla Questura il domicilio non basta più per rinnovare il permesso a soggiornare nel nostro Paese. Serve la residenza anagrafica: "Il municipio non le rilascia"
Da piazza della Marranella alla sede del V municipio, blindata dai poliziotti. Duemila manifestanti bangladesi, sono scesi in strada a Torpignattara, la loro Banglatown. Qui sono cinquemila, a Roma la comunità è la quarta più numerosa. Lo slogan è unico: "Vogliamo il permesso di soggiorno". Urlato, cantato, ripetuto nei discorsi gridati ai megafoni davanti allo striscione che apre il corteo: "Torpignattara in piazza per i diritti".
A guidare la protesta è l'associazione Dhuumcatu, con Batchu, il presidente, che spiega le ragioni dell'agitazione. "Dagli attentati di Parigi, la Questura richiede la residenza anagrafica per il permesso di soggiorno, ma la normativa non dice questo, prima il domicilio era sufficiente". Altro problema: "Il municipio ha cominciato a non concedere le residenze, a controllare che vengano rispettati i 17 metri quadrati per persona, ma noi a volte siamo costretti in situazioni ben diverse. Come facciamo?". Insomma, se prima si chiudeva un occhio o forse due, da qualche mese si interpreta la normativa nel modo più stringente possibile.
Batchu stima che in circa tremila persone della comunità abbiano visto rigettata la richiesta di rinnovo. "Ne è a conoscenza anche l'ambasciata". Ora il pressing è sul municipio: "Avevamo chiesto un incontro con una nostra delegazione al presidente Palmieri circa un mese fa, ci ha fatto sapere oggi pomeriggio che non ci avrebbe ricevuto perché aveva altri impegni". Il confronto però ci sarà, è spostato al 23.
"Siamo pronti ad ascoltare le richieste dell'associazione e della comunità - risponde il minisindaco Giammarco Palmieri - per quanto posso dire senza ancora aver interloquito con gli interessati, gli uffici municipali applicano semplicemente la legge".
