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Tor Pignattara, crescono i numeri dell'Ecomuseo Casilino: "Territorio interessante e pieno di cultura"

L'associazione ha diffuso i dati della partecipazione relativi al 2017, 2018 e ai primi mesi del 2019

Poco più di 1500 persone nel 2017. Vicino al tetto delle 3000 nel 2018. Ben 1860 nei soli primi 5 mesi del 2019, con una proiezione che alla fine dell’anno dovrebbe portare a sforare i 4400 ‘visitatori’. I dati forniti dall’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros parlano chiaro: il “territorio ecomuseale” che si estende tra Centocelle, il Pigneto, il Quararo e Tor Pignattara attira più di molti musei italiani, un terzo dei quali, stando ai dati contenuti nel rapporto Istat, nel 2017 non ha raggiunto i mille visitatori. Dai tour tematici per le strade dei quartieri ai convegni passando per le iniziative dedicate alle scuole e all'attività di ricerca vera e propria. “I dati sconfortanti dell'Istat, in quanto principalmente inerenti alla rete dei piccoli musei diffusi sul territorio”, spiega Claudio Gnessi, presidente dell’associazione “rappresentano un termine di paragone rispetto alla nostra attività, al fine di valutare il coinvolgimento e gli impatti del nostro progetto”.

I numeri sono stati raccolti a partire dal 2017, “anno in cui abbiamo concluso l’attività di ricerca preliminare, abbiamo completato insieme ai cittadini le mappe di comunità e avviato l’attività di restituzione e coinvolgimento”. Nei 12 mesi del 2017 sono state 1511 le persone coinvolte. Nel 2018 sono raddoppiate e hanno toccato quota 2935. Infine, nei primi 5 mesi del 2019, hanno partecipato alle attività dell’Ecomuseo 1860 persone, con una previsione che alla fine dell’anno punta a toccare quota 4464, “un incremento del 50 per cento di presenze totali rispetto al 2018”, con il dato “interessante” definito dalla “stabilizzazione delle presenze prodotte dai walklab e l’incremento delle percentuali attribuibili alle altre voci come convegni, mostre, eventi, laboratori”. Da rilevare che il 60 per cento delle persone coinvolte proviene dal territorio, il 35 per cento dal resto della città e il 5 per cento da fuori Roma, con una buona percentuale di turisti stranieri.

“Questi numeri ci dicono che c’è un’esigenza diffusa da parte dei cittadini di vivere e conoscere il proprio territorio, attività da cui si generano possibilità di lettura che prima non immaginavano”, racconta Gnessi. “Da qui nasce spesso l’esigenza di tutelarlo e valorizzarlo. Per esempio sono in costante crescita anche gli studenti e i ricercatori che decidono di indirizzare la loro ricerca urbana in queste zone. Il secondo aspetto è relativo ai visitatori che sempre di più considerano questi quartieri come interessanti da visitare e da vivere. Aumentano i bed and breakfast, i luoghi in cui mangiare e dove trascorrere il tempo. Possiamo dire che tra Centocelle e il Pigneto c’è un movimento di rivalutazione di un’area urbana ricca di cultura e che sente l’esigenza di raccontarlo. Un aspetto che oggi è in crescita ma che nel 2010, quando abbiamo iniziato, era un’attività pionieristica”.

Per Gnessi è l’espressione di una “dinamica complessa che stanno vivendo questi quartieri che non può essere riassunta con il termine gentrificazione”, quel fenomeno che vede la progressiva sostituzione degli abitanti storici che cresce di pari passo con l'aumento dei valori immobiliari. “Al di fuori del Pigneto, che ha vissuto mutamenti di carattere immobiliare simili a questo fenomeno, per la zona tra Tor Pignattara e Centocelle possiamo parlare di compresenza di diverse estrazioni sociali e origini attirate per vari motivi dallo stesso territorio”.

È così che le domeniche dell’Ecomuseo organizzate da febbraio a maggio, “sono andate sold out una settimana prima dell'appuntamento”. A questo si sono aggiunte le “attività collaterali con le scuole, con gli enti religiosi, con i ricercatori”. E ancora i convegni. “Quello di lunedì 27 maggio, dedicato alla sostenibilità sul territorio ha attirato ben 50 persone”, conclude Gnessi.

Si legge nella nota con cui sono stati diffusi i numeri: “sono in grado di raccontare l’evoluzione di un’attività di sviluppo locale che dopo aver puntato sulla dimensione sociale e culturale sta iniziando a generare impatti economici per il territorio. Essi riguardano in particolare i servizi di ristorazione, ospitalità e trasporto pubblico. Si tratta di dati che disegnano una tendenza chiara, un orizzonte possibile per un territorio che ancora viene dipinto come terra di risulta e che invece, grazie ai tanti che ogni giorno promuovono questo pezzo di città, si dimostra capace di creare un prospettiva di sviluppo sostenibile a base culturale. È importante presidiare il territorio, salvaguardarne la ricchezza culturale, promuovere i servizi locali, fare ricerca ed inclusione, elementi imprescindibili su cui fondare ogni reale strategia di salvaguardia e valorizzazione”.

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