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Torpignattara, sul caso Lidl la Procura chiede archiviazione. Attivisti non mollano

A marzo il sequestro dell'area con ipotesi di abuso edilizio e abuso d'ufficio per tre dipendenti capitolini. Il comitato No Cemento a Roma Est: "Nelle carte ci sono tutte le illegittimità"

Terminate le indagini, la Procura sul caso Lidl chiede l'archiviazione. Con l'apposizione dei sigilli a marzo, piazzale Clodio ipotizzava per il supermercato aperto in via dell'Acqua Bullicante un abuso edizilio e d'ufficio, in violazione dell'articolo 44 del testo unico per l'edilizia (380/01) e dell'art. 323 del codice penale. Ma, a quanto si apprende, le toghe avrebbero richiesto di archiviare. 

Contro la decisione dei giudici si scagliano in queste ore gli attivisti del comitato No Cemento a Roma Est, in prima linea contro la costruzione di un centro commerciale che a loro dire starebbe violando la legge, oltre a entrare in conflitto con chi si batte per la tutela del verde e la sostenibilità del territorio. "In quelle carte, oltre 900 pagine di documentazione, sono riportate le prove dell’illegittimità delle licenze e delle irregolarità denunciate dagli abitanti e dalle realtà territoriali con picchetti, volantinaggi, cortei, da maggio 2015" scrivono tramite nota stampa. 

I due nodi chiave sono sempre gli stessi che hanno animato il dibattito per mesi: il vincolo archeologico sull'area, e i permessi per la dismissioni dei capannoni di artigiani che occupavano lo spazio. Per il primo punto, specificano gli attivisti, "dalle carte emerge che già nel 2006 la Sovrintendenza Archeologica, tramite una nota dell’allora Sovrintendente Dott.Bottini, aveva dissipato i dubbi sull’inclusione dell’area nel vincolo paesaggistico e archeologico Ad Duas Lauros, (D.M. 21.10.1995) con le stesse motivazioni portate avanti dagli abitanti in questi mesi: i confini del vincolo sono quelli del testo del decreto e non della mappa allegata"

Per il secondo "emergono in maniera incontrovertibile le prove (testimonianze dei diretti interessati, atti giudiziari, dichiarazione dei redditi) che le attività artigianali presenti in quell’area non erano dismesse alla data del 30/09/2010, condizione imprescindibile imposta dalla Regione Lazio per la concessione della licenza".

Insomma, l'appello è uno solo: "All’indomani del cambio di direzione nei palazzi di una città commissariata per molti mesi, che vede ora un’amministrazione con piene facoltà e responsabilità, ribadiamo la necessità del proseguimento delle indagini, che si faccia chiarezza sui motivi che hanno portato al rilascio di una licenza illegittima e si proceda con la revoca definitiva della concessione del supermercato"

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