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Processo Cucchi, il teste: "All'inizio stava bene, poi di notte dei malori"

Si è svolta oggi la prima udienza dibattimentale del processo Cucchi con 8 testimoni. Il maresciallo Mandolini: "Al momento dell'arresto Cucchi stava bene, poi di notte ha avuto dei malori ma ha rifiutato le cure"

Va avanti il processo con la convocazione dei primi testimoni, gli otto carabinieri che effettuarono l'arresto per detenzione e spaccio di stupefacenti. Si è svolta infatti oggi la prima udienza dibattimentale sulla morte di Stefano Cucchi, il romano di 31 anni fermato dai carabinieri per droga il 15 ottobre 2009 al Parco degli Acquedotti di Roma, e morto il successivo 22 mattina nella struttura di medicina protetta dell'ospedale 'Sandro Pertini'. Davanti alla III Corte d'assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, sono dodici le persone imputate. Si tratta di sei medici che ebbero in cura il giovane, tre infermieri e tre guardie carcerarie. A seconda delle specifiche posizioni processuali, i reati contestati sono: lesioni e abuso di autorità, favoreggiamento, abbandono di incapace, abuso d'ufficio e falsità ideologica.

Quando Stefano Cucchi il 15 ottobre 2009 fu arrestato per droga "stava bene, era tranquillo, spiritoso; aveva le occhiaie e i tratti di un tossicodipendente". Lo ha detto il maresciallo Roberto Mandolini, che, in servizio alla stazione dei carabinieri di Roma Appia, quella notte compilò gli atti dell'arresto del 31enne. "L'unica sua preoccupazione era per la reazione che avrebbe avuto la famiglia per la sua cattura. Disse che non stava molto bene con il fegato, forse che era epilettico, ma parlò soprattutto della sua tossicodipendenza" ha continuato Mandolini.

Non disponendo alla caserma della stazione Appia delle camere di sicurezza, il giovane, verso le tre di notte, fu portato al comando di Tor Sapienza, in attesa del trasporto il giorno dopo per l'udienza di convalida in tribunale. Quando fu arrestato, Cucchi "non indicò una dimora fissa - ha aggiunto il maresciallo - disse di abitare saltuariamente da qualche amico e ogni tanto anche a casa dei genitori. Andammo a fare una perquisizione nella casa di famiglia che diede esito negativo". Poi, quando nel cuore della notte, fu portato nella caserma di Tor Sapienza, "era stanco dopo la perquisizione, non volle mangiare ma solo bere, voleva andare a riposare; niente di strano o di diverso nelle sue condizioni rispetto al momento dell'arresto - e aggiunge - durante la notte però qualche problema fisico lo colpì, ma rifiutò le cure dei medici. Nelle celle del tribunale di Roma, poi, il giorno dopo si sentì qualcuno chiamare con insistenza le guardie, ma fu ignorato, forse era lo stesso Cucchi". (Ansa)

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