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Processo Cucchi, riapre il tribunale: 6 testimoni, 12 imputati

Ha riaperto oggi il tribunale per il processo sulla morte di Stefano Cucchi. Sei i testimoni, dodici gli imputati. Il medico del carcere: "Quando Stefano è entrato in carcere stava male"

Le porte del tribunale si riaprono oggi per il processo Cucchi, il romano di 31 anni fermato il 15 ottobre 2009 mentre stava cedendo sostanza stupefacente e morto una settimana dopo all'ospedale Pertini in circostanze ancora da chiarire. Sei i testimoni che saranno oggi sentiti davanti ai giudici della III Corte d'assise di Roma, tre medici e tre agenti della polizia penitenziaria che in quei giorni ebbero a che fare con il giovane.Sul banco degli imputati ci sono dodici persone: i sei medici che ebbero in cura il giovane, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria.

LE TESTIMONIANZE - Alla visita d'ingresso nel carcere di Regina Coeli, Stefano Cucchi, fu "collaborativo", ma presentava "ecchimosi alla zona sacrale, tumefazioni orbitali", e dolori "a causa, lui disse, di una caduta accidentale dalle scale". Per questo il medico del carcere, Rolando Degli Angioli, il 16 ottobre 2009, ha ritenuto non compatibili le condizioni di Cucchi con il carcere e necessari accertamenti ospedalieri. "Cucchi stava male - ha detto Degli Angioli - io non avevo la possibilità di curarlo in carcere. La situazione era in evoluzione e poteva degenerare. Aveva difficoltà a sedersi perché sentiva dolori nella zona sacrale". Il 'dopo-visita' presenta alcuni aspetti nebulosi. "Seppi che ebbe 25 giorni di prognosi e rimasi stupito del fatto che avesse rifiutato il ricovero", ha aggiunto.

E poi, il fatto che per quanto accaduto, inizialmente "scoprii - ha detto il medico - che era stata presentata una richiesta di procedimento disciplinare nei miei confronti", mentre in seguito "ricevetti un encomio" per come avevo gestito il caso. Fatto sta che un mese dopo, al ritorno dal viaggio di nozze, "nessuno mi dava confidenza, mi dissero di non andare in ufficio perché c'era una brutta aria. E adesso non ho più un posto di lavoro fisso". Sono stati poi sentiti due agenti penitenziari. "Curai l'accettazione di Cucchi - ha detto Massimo Furiglio - Quando seppi che doveva andare in ospedale lo comunicai al superiore e fu chiamata l'ambulanza che arrivò dopo svariate ore". "Non essendo un caso urgente - ha precisato l'ispettore Roberto Latini - fu chiamata un'ambulanza convenzionata che arrivò qualche ora dopo per i tempi necessari ad espletare le pratiche burocratiche e per l'indisponibilità logistica del mezzo". Dopo la visita in ospedale, alla richiesta di sapere il perche del rifiuto del ricovero, Cucchi "mi disse - ha aggiunto Furiglio - 'Ho l'osso sacro rotto, qui o lì è la stessa cosa, ma almeno qui posso fumaré".
(ANSA)

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