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Torpignattara Prenestino / Via di Villa Santo Stefano

Torpignattara, supermercato Lidl in un'area verde: "Il vincolo c'è, ma Soprintendenza lo nega" 

Un supermercato nel parallelepipedo compreso tra via dell'Acqua Bullicante Via di San Vito e Via di Villa Santo Stefano? Il minisindaco del V municipio, Giammarco Palmieri, chiarisce la vicenda con una lunga nota stampa

Unico documento che ferma i lavori è un'ordinanza del Municipio. Il procedimento per la modifica degli errori presenti in cartografia, che escludono il vincolo, è in corso, ma la conclusione è prevista per l'autunno. Nel frattempo le ruspe potrebbero di fatto continuare a lavorare. In tutto questo la Soprintendenza non riconosce il vincolo paesaggistico. E con via di Torre Annunziata è scontro. 

Sulla vicenda del supermercato Lidl, che potrebbe occupare l'area verde abbandonata compresa tra via dell'Acqua Bullicante Via di San Vito e Via di Villa Santo Stefano, il minisindaco del V parlamentino, Giammarco Palmieri, chiarisce la sua posizione con una lunga nota stampa. Spiega la trafila burocratica e lo stato dell'arte, carte alla mano. 

Io non sono un tecnico. Però alle scuole medie mi hanno insegnato un po’ di analisi logica e analisi del periodo. Per questo, se leggo che il vincolo Ad Duas Lauros è così delimitato … “via Prenestina, largo Preneste, via Prenestina, via Maddaloni, via Teano, via di Villa Santo Stefano, via di San Vito, via Acqua Bullicante, …” capisco che l’area ricompresa all’interno di quel perimetro ricade all’interno del vincolo. E so anche che esiste una vasta giurisprudenza secondo la quale in caso di incongruenze tra la declaratoria di un atto (il testo scritto) e la cartografia allegata che la graficizza si tiene in considerazione la prima e non la seconda.

Ora, per quanto riguarda il vincolo Ad Duas Lauros, Decreto del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, del 21 ottobre 1995, questa incongruenza esiste davvero. Infatti la declaratoria recita quanto ho scritto sopra, mentre nella cartografia allegata l’area in questione risulta esterna al vincolo. L’area è quella nella quale è stata avviata la realizzazione di un supermercato.

Pochi giorni fa ho ricevuto una nota della Soprintendenza archeologica di stato secondo la quale, al contrario, l’area in questione non sarebbe ricompresa nel vincolo, con una motivazione che da profano giudico piuttosto bizzarra, ovvero che poiché via di Villa Santo Stefano e via San Vito non si incrociano (c’è una casa ad impedire tale incrocio), allora la declaratoria non consente di individuare con precisione il confine del vincolo e quindi vale la cartografia.

Leggendo quella nota sono trasalito. Io invito chiunque lo voglia a prendersi il decreto che istituisce il vincolo Ad Duas Lauros, che si trova tranquillamente in Rete. A stamparsi poi una cartina stradale da Google Maps. Ed infine a tracciare il confine del vincolo seguendo ciò che nel decreto è scritto. Ci vogliono pochi minuti.

Ora, la dico così; io sono convinto che i soggetti privati coinvolti nell’operazione abbiano agito correttamente, seguendo le indicazioni che sono loro arrivate dagli uffici preposti. Ma non è questo in discussione. In discussione c’è il rispetto delle regole, la capacità e la volontà di chi quelle regole dovrebbe custodirle di rispettarle prima ancora che farle rispettare agli altri. Ed in questo senso ritengo sia inaccettabile che un decreto del Ministro possa essere vagamente “interpretato” in maniera arzigogolata per non assumersi responsabilità.

Ad oggi l’unico atto con effetto immediato su quella vicenda è una mia ordinanza che sospende i lavori. 
L’ho fatta perché il Dipartimento Commercio del Comune di Roma ha emesso un avvio di procedura di revoca all’autorizzazione alla realizzazione del supermercato sulla base dell’esistenza del vincolo, ma ha legato la conclusione di quel procedimento alla modifica del Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr). Infatti il Ptpr, competenza della Regione Lazio, riporta nelle sue carte i vincoli archeologici ed ambientali. A causa dell’errore nella cartografia del vincolo Ad Duas Lauros, anche il Ptpr esclude dalla tutela l’area in questione. La Regione, Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti, ha riconosciuto l’incongruenza ed ha comunicato di essere al lavoro per la modifica del Ptpr. Ci è stato però sottolineato che la revisione del Ptpr, naturalmente, non riguarda solo quell’area, ma tutto il territorio regionale, e quindi il lavoro avviato dalla Regione Lazio si concluderà presumibilmente in autunno.

Ora, aver legato la conclusione del procedimento di revoca alla modifica del Ptpr vuol quindi dire che tale procedimento non si concluderebbe prima dell’autunno. Con il risultato che i privati coinvolti potrebbero legittimamente continuare a lavorare in quanto l’atto amministrativo che li autorizza è tuttora valido. Di qui nasce la mia ordinanza. Perché se il supermercato venisse legittimamente realizzato e poi la concessione dovesse essere revocata, hai voglia a dire che a quel punto l’opera diventerebbe automaticamente abusiva. Nel frattempo il danno sarebbe stato fatto, trasformando un’area vincolata e creando un danno sia alla comunità sia agli imprenditori privati.

Infatti in un’area con quel tipo di vincolo non è detto che ogni trasformazione sia impedita, ma serve, oltre ai pareri già assunti, anche quello della sovrintendenza paesaggistica. La Regione Lazio già si è espressa ufficialmente in questo senso, rivedendo il proprio parere alla luce dell’individuazione del vincolo: ovvero che è necessario assumere l’autorizzazione paesaggistica ai sensi dell’art. 146 del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i., . Che, per quanto ne so, potrebbe dire che il progetto va bene così com’è, oppure dare delle ulteriori prescrizioni per la sua realizzazione. Oppure rigettarlo. Ma comunque a quel punto, qualunque fosse il parere, il percorso avrebbe rispettato le regole dettate dall’ordinamento.

Per questo sto ragionando con esperti del settore su quali siano gli ulteriori passi da compiere, per far sì che la vicenda si definisca con chiarezza e non negando perfino l’evidenza della parola scritta. 


 

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