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Dai Caraibi a Tor Pignattara, la quarantena digitale dell'Ecomuseo Casilino modello per i 'musei di comunità'

L'esperienza romana è stata selezionata per il webinar ‘Community-based museum in times of crisis’ organizzato dall'International Council of Museums – ICOM

Dal Sud America ai Caraibi arrivando in Europa. Tra le realtà scelte per partecipare al seminario online dedicato all’utilizzo degli strumenti digitali da parte dei ‘musei di comunità’ nel periodo della pandemia di Covid 19 ci sarà anche l’Ecomuseo Casilino. Il titolo del webinar è ‘Community-based museum in times of crisis’. Lo scenario è internazionale. Il gruppo di lavoro al quale l’associazione che svolge progetti di ricerca, partecipazione e promozione culturale su un vasto territorio che va dal Pigneto a Centocelle è stata chiamata a presentarsi è quello di Eulac – Museums and communities, il progetto internazionale dedicato al tema dell’ecomuseo promosso dall'International Council of Museums – ICOM, organizzazione internazionale che rappresenta il mondo museale, insieme a diverse università europee, sudamericane e caraibiche.

“Il nostro ecomuseo è stato selezionato come best practices europea per il ruolo che le tecnologie digitali hanno avuto nella promozione e nello sviluppo delle attività museali durante la pandemia”, spiega Claudio Gnessi, presidente dell’associazione Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros. “Porteremo l’esperienza della prima periferia romana in un ambito internazionale e prestigioso. Si tratta da un lato del riconoscimento del lavoro svolto fino ad oggi e dall’altro di una vetrina internazionale per il territorio”.

Durante la quarantena, infatti, le attività di promozione del territorio, di ricerca e di costruzione dell’esperienza partecipata, che fin dalla sua nascita hanno visto nel territorio, e quindi nella presenza fisica, il proprio terreno di azione privilegiato, non si sono fermate. “Abbiamo lavorato su tre livelli”, spiega Gnessi. “Per prima cosa le visite guidate in modalità interattiva e a distanza, utilizzando strumenti come Google street view”. 
Non si è fermato nemmeno il progetto Co.Heritage, che negli ultimi quattro anni ha coinvolto migliaia di cittadini del territorio con l’intento di costruire un racconto dal basso della memoria, dell’identità e dell’impegno sociale, politico e religioso del territorio. “Grazie a una pagina Facebook abbiamo costruito la prima mappa di comunità realizzata a distanza. Le persone ci hanno segnalato i luoghi che secondo loro sono importanti per il territorio con tanto di racconto sui motivi di questa selezione”.

Le mappe dell'Ecomuseo crescono anche in quarantena

Infine “abbiamo chiesto alle persone di partecipare attivamente alla promozione del patrimonio culturale e locale iscrivendonsi alla piattaforma di catalogazione proponendo la schedatura del patrimonio materiale e immateriale del territorio, dai monumenti alle foto alla sua storia. Abbiamo poi organizzato un percorso di formazione sul racconto del territorio che si sta concludendo proprio in questi giorni con un processo di votazione per intitolare una piazza di quartiere che ad oggi non ha nome. Infine siamo riusciti a organizzare presentazioni di libri e seminari, come per esempio quello dedicato al Parco lineare di Roma Est”.

Un bilancio positivo. “Sfruttando la tecnologia digitale abbiamo mantenuto le nostre classiche attività con un discreto successo di pubblico. Anzi. Ci siamo resi conto di aver raggiunto persone che prima, per difficoltà a partecipare di persona e a uscire di casa, come anziani e disabili, erano rimaste escluse dai nostri progetti. Per non parlare di quanti hanno partecipato ai nostri tour virtuali pur abitando fuori dalla nostra regione e che magari non avrebbero mai potuto conoscere il nostro territorio. La tecnologia digitale non può sostituire il lavoro in presenza ma credo che continueremo ad utilizzarla perché, permettendo di abbattere alcuni limiti spaziali e temporali, è uno strumento che ha un senso nella formazione di storytelling in un territorio”.

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