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Torpignattara Via di Acqua Bullicante, 4

Il Vannini e la compravendita "fallita", Pdl: "Spazi indisponibili"

Il mistero riguarda una compravendita tra il Comune e l'ospedale Vannini di Torpignattara che dovrebbe acquistare gli spazi della sala consiliare del municipio. Il Pdl: "Se non se ne è fatto di niente è perché quell'immobile non può essere venduto"

Gli estremi per chiudere "l'affare" pareva fossero sul tavolo. I contraenti, gli strumenti e l'oggetto dell'operazione. Peccato che dal lontano 2005 non se ne sia ancora fatto di niente. L'abbiamo definita una compravendita "fantasma" quella della struttura ospedaliera Vannini nel quartiere Torpignattara che dovrebbe acquistare gli spazi della sala consiliare del VI municipio per allargare il DEA e fornire agli utenti un servizio migliore.

"Fantasma" perchè, nonostante tutti siano apparentemente d'accordo, il Comune abbia operato ben due valutazioni degli immobili in questione dando precise stime di valore e il Vannini sia pronto all'acquisto, la cessione da parte del Campidoglio non sarebbe mai avvenuta. O almeno, questo è quanto ci è stato spiegato dagli amministratori locali della maggioranza (Pd) che per diverso tempo hanno seguito la vicenda. Qualcuno però ha dato una versione leggermente differente.

"La compravendita non c'è mai stata perché di fatto non ci può essere". Il motivo? "Quegli appartamenti non sono in vendita e appartengono al Patrimonio municipale indisponibile". In altre parole il Comune è proprietario ma per legge non può cederli. A dichiararlo è Francesco Corsi, capogruppo del Pdl nel municipio 6. Già, l'anello mancante sarebbe proprio questo. Ma allora di cosa si sta parlando? Di una compravendita di un bene che non si può vendere? Così pare.

SCAMBIO DI IMMOBILI - Una struttura sofferente con spazi ridotti rispetto a un bacino di utenza in netta crescita. Dalla necessità del Vannini di ampliarsi è nata nel 2005 la proposta di delibera che prevedeva un comodato reciproco e gratuito tra il Comune di Roma e l’istituto ospedaliero. La sala consiliare del municipio in cambio di un immobile acquistato dall'ospedale sito in via Alò Giovannoli. L'immobile venne valutato e stimato dallo stesso consiglio municipale e giudicato idoneo ad accogliere gli uffici amministrativi. "Poi però - come ci ha spiegato il presidente Palmieri - non se ne fece di niente e la delibera decadde".

A farla cadere fu lo stesso Corsi con un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti con cui si contestava il giudizio di "idoneità" espresso dal municipio. "L'immobile - ci ha spiegato Corsi - era una magazzino di deposito di latticini e a tutto era adatto fuorché al trasferimento degli uffici consiliari. E, cosa assurda, era stato valutato per più di un milione di euro". Cifra che, a quanto detto da Corsi, avrebbe pagato il Vannini per acquistarlo subito dopo la valutazione di idoneità. Colpa o no di una malagestione di fatto lo scambio non andò in porto. Da lì la proposta di acquisto degli spazi consiliari.

VENDITA - Secondo le tappe che ci ha illustrato il presidente Palmieri al giugno 2010 risalirebbe l'accettazione da parte dell'ospedale delle condizioni di vendita poste dal Campidoglio e dell'importo proposto di 1.605.000 euro. L'accordo sembrava a un passo. Poi un silenzio di venti mesi e la convocazione della Commissione Trasparenza del Comune da parte dell'esponente del Pd Massimiliano Valeriani, consigliere comunale e presidente della stessa commissione e la lettera al sindaco Alemanno in cui si chiede di fare luce sul perché il Campidoglio non abbia proceduto alla compravendita del bene. Alla domanda sembra saper rispondere il consigliere Corsi che ha dichiarato: "Non c'è mai stata nessuna vendita perché quell'immobile non si può vendere". Farebbe parte infatti del patrimonio indisponbile del Municipio che pertanto non può disporne la vendita così come non può farlo il Comune.

Sì, ma allora perché fissare addirittura un prezzo per l'acquirente quando l'oggetto in questione non può essere venduto? Secondo il pidiellino Corsi non ci sarebbero documenti ad attestare una precisa volontà del Comune di vendere gli spazi della sala consiliare se non quella delibera, poi decaduta, che riguardava però il precedente tentativo di comodato. Insomma, stando a quanto detto da Corsi, sembrerebbe una diatriba inutile dal momento che mancherebbe la base per un accordo di vendita: il bene da acquistare.

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